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Steve Sabella Conflitti | Daniela Brignone | Museo Riso | Albergo delle Povere | Palermo

2021

Steve Sabella Gerusalemme, Palestina, 1975 The Great March of Return, 2019
Nella sua opera The Great March of Return l’artista palestinese Steve Sabella ha posto, all’interno di un’opera circolare di due metri di diametro, oltre mille fotografie scattate da cinque premiati fotogiornalisti di Gaza: Atieh Darwish, Mustafa Mohamad, Majdi Fathi, Mo-hammed Asad e Ashraf Amra.
Del monumentale collage fanno parte le im-magini delle folle radunatesi a Gaza ogni ve-nerdì, a partire da marzo 2018, per chiedere la fine all’occupazione israeliana.
Nelle sei settimane della “Grande Marcia del Ritorno”, comprese tra il “Giorno della Terra” e quello della “Nakba”, decine di persone furono uccise e migliaia ferite a Gaza. Le dimostra-zioni iniziarono nel 2018, 70 anni dopo quel 14 maggio 1948 in cui per gli ebrei fu sancita la nascita dello Stato di Israele e per i palestine-si ebbe inizio la Nakbah (“catastrofe” in arabo) del proprio popolo: gioia e festeggiamenti da una parte, disperazione e esodo dall’altra.
I due termini della questione palestinese sono ancora lì, a 73 anni da quella data, ma l’opera di Sabella vuole esprimere l’idea – e la speranza – di una nazione in movimento, che intrapren-de un grande viaggio di ritorno verso la sua patria, ossia di nuovo verso la vita. Tra incendi, fumogeni, morte e distruzione, il grande cer-chio si collega all’arte rinascimentale, creando uno “spazio senza confini” che ha fatto pensa-re a una sorta di Cappella Sistina palestinese, contenente un messaggio di rinascita. Sabella utilizza i colori nelle immagini fotogra-fiche come il pittore usa i suoi pennelli e la sua tavolozza. Le foto si combinano insieme cre-ando un nuovo mondo, “una realtà nella realtà, un viaggio all’inizio e alla fine del tempo”, con le parole dell’artista. Come spiega Sabella, l’in-tenzione era creare un’opera in cui lo sguardo è concentrato sulla storia narrata da più ango-lazioni, dove ogni scena conta, dove ogni vita è collegata a un quadro più ampio. Il richiamo all’arte rinascimentale diventa anche l’espres-sione di una speranza di risveglio, di rottura dello stereotipo della morte della storia pale-stinese, che attanaglia l’identità e l’immagine del popolo palestinese stesso.
Come espresso nel concetto di “Decolonizza-zione dell’immaginazione”, a cui Sabella ha de-dicato libri, talk, video, interviste e opere d’ar-te, il popolo palestinese può liberare se stesso solo attraverso la riappropriazione di una ca-pacità immaginativa che lo guidi nella presa di coscienza della responsabilità della propria liberazione.
Nato a Gerusalemme, Sabella vive a Berlino, dove ha intensificato la sua riflessione arti-stica sulla Palestina, ponendosi l’obiettivo di liberarsi dall’immagine dell’Occupazione, di cui l’identità palestinese è intrisa. 

 

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