2018
Il lavoro di Steve Sabella non è solo fotografico. Prima di tutto è uno sguardo sul mondo ed è una proposta di ricomposizione della disarmonia. E lui conosce bene la disarmonia, cattolico cresciuto a Gerusalemme tra palestinesi e israeliani, reporter in zone di conflitti per le Nazioni Unite. Nel suo famoso "paradosso del paracadute", su cui ha scritto un libro, descrive la condizione del palestinese come quella di colui che viene buttato già da un aereo abbracciato a un israeliano: l'unica possibilità di salvezza è comunque rimanere uniti.
Un'immagine allegorica precisa come le sue opere fotografiche, solo apparentemente caotiche e lisergiche. In esse la realtà viene parcellizzata in dettagli — una parte per il tutto — poi riprodotti in collage fino a diventare pattern visivi astratti, paesaggi morbidi.
Che sembrano spesso pittura.
Eppure all'interno di quei labirinti appaiono traiettorie che alla fine realizzano un disegno spesso di valore simbolico, attraverso la messa in atto di tecniche di raffinatezza progettuale. Che siano immagini raccolte con l'obiettivo di un cellulare così come con macchine professionali. Ma la realtà da cui parte è sempre quella di mondi in conflitto, zone di guerra devastate.
La galleria Metroquadro presenta una sua personale che propone un viaggio nelle serie realizzate negli ultimi anni. Un muro di contenimento in cemento gioca con il suo riflesso nell'acqua, un cactus sul davanzale di una finestra diventa il centro di un caleidoscopio, strisce di muri con graffiti urbani si abbinano in un pantone cromatico, diversi momenti della giornata su un orizzonte metropolitano creano illusioni ottiche in dialogo con la banda sonora di una canzone etnica. Questo in giro per il mondo, dall'Europa al Medio Oriente.
Oggi alle 18 al Museo Ettore Fico (via Cigna 114) Steve Sabella sarà ospite di un incontro con il pubblico insieme alla presentazione di un video a lui dedicato dal titolo "In the Darkroom with Steve Sabella".
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