2015
Il cognome indica una lontana origine siciliana per dei passati parenti che dall’isola emigrarono verso oriente. Steve Sabella compie un viaggio al contrario e lascia la Palestina nel 2007 per perfezionare il suo percorso formativo all’Empire State Collage of State University of New York e nell’anno successivo un Master in Photographic Studies presso la Westminster University di Londra dove risiede per qualche anno. Si dedica principalmente alla fotografia che interpreta come un mezzo espressivo aperto e attraverso la quale continua ad affrontare i drammi politici e sociali della sua terra senza rinunciare a una riflessione sulla genealogia e la funzione dell’immagine. «Il mio rapporto con l’immagine – scrive l’artista – è come essere in una Odissea nello spazio, alla ricerca della comprensione di come si forma l’immagine. E poiché l’immagine è parte dell’immaginazione, decrittarne il codice ci permetterà di vedere oltre la nostra realtà.»
Sabella imposta il suo lavoro come una spedizione attraverso l’immagine e l’immaginazione, una modalità a cui piace dare il paradossale nome di “archeologia del futuro”. Anche la problematica dell’esilio ha contribuito molto a questa riflessione perché ha permesso a Sabella di liberarsi di schemi fissi e di ampliare il quadro di riferimento. L’esule non deve negare la propria patria, non può negare la sua memoria ma venire a patti con questa, e la stessa cosa per le immagini in un momento in cui a predominare è l’iconosfera. Il lavoro di Sabella procede per serie, che trascendono da un’apparente oggettività e si presentano come una scheggia di storia conficcata nell’attualità. Epoche e territori si sovrappongono nelle sue opere in modo da aprire a quelle nuove dimensioni del viaggio nel visivo. Nel ciclo 38 Days of Re-Collection, che segue di qualche anno Till the End, Sabella continua ad approfondire la possibilità di stampa su diversi materiali in questo caso fragili frammenti di intonaco staccati dalla casa natia e da altre limitrofe nella Città Vecchia di Gerusalemme dalle quali nella guerra del 1947/48 fuggirono oltre 700.000 palestinesi. Successivamente, ha affittato una casa occupata da Israele e vi rimasto per 38 giorni, da qui anche il titolo, fotografando i suoi interni. In studio ha poi fatto coincidere i frammenti di pittura muraria con alcune delle immagini scattate dando così vita a dei veri e propri reperti di un passato prossimo, quello biografico e quello dei suoi concittadini, presentati secondo le pratiche da museo archeologico.
NEL MEZZO DEL MEZZO | Curated by Christine Macel, Marco Bazzini, Bartomeu Mari | RISO Museum | Palermo
The exhibition Nel Mezzo del Mezzo (In the Middle of the Middle: Contemporary Art of the Mediterranean) was shown at five venues in Palermo in 2015, from October 10th until November 30th. Its main venue was Palazzo RISO, the Museum for Contemporary Art of Sicily. The three curators brought together works that deal with the nature of the Mediterranean Sea, in the ways it both unites and divides. The wide range of different artistic strategies on display amounted to a thorough overview.
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