Steve Sabella (Gerusalemme, 1975; vive a Berlino dal 2010) utilizza la fotografia e le installazioni fotografiche per esprimersi. Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona, in collaborazione con Boxart Gallery e nell’ambito di PhotoArtVerona, ospita una retrospettiva a lui dedicata, la prima in Italia. Una mostra breve, semplice nei contenuti e nella visione delle opere. Il titolo, Archeology of the Future, potrebbe sembrare contraddittorio, a partire dall’immagine manifesto. Ma è proprio quest’ultima che incuriosisce e stimola alla visita.
La prima parte della mostra vede in esposizione le opere dal titolo In Exile, ampie stampe montate su alluminio, realizzate nel 2008. Le opere introducono bene quel senso “archeologico” che l’artista cerca di trasmettere in tutta la rassegna. Sono opere a mosaico, con l’affiancamento ripetuto di due/tre immagini che ritraggono frammenti di abitazioni, finestre ed esterni di edifici, raramente anche con una presenza umana, disposti in modo non ordinato. L’ampiezza di questi lavori trasmette un senso di solitudine, di estraneità, appunto di esilio. Un sentimento che, come i frammenti di immagini, non mette nelle condizioni di vivere serenamente.
Sabella spiega questo concetto e tutta la sua ricerca espressiva grazie al video In the Darkroom with Steve Sabella: quindici minuti in cui l’artista chiarisce il suo approccio tecnico alla fotografia e l’uso delle sperimentazioni materiali, le motivazioni che lo hanno spinto all’introspezione nei confronti del suo passato. La camera oscura un luogo, come afferma l’artista, “in cui non parli con nessuno. L’unica cosa con cui parli è… l’arte”.
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