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Steve Sabella Euphoria | Sara Rossino | Juliet Art Magazine

2011

Come ha recentemente scritto la storica dell’arte Christa Paula, in occasione della mostra di Steve Sabella inaugurata il 2 maggio alla galleria Empty Quarter di Dubai, “l’opera di Sabella si dispiega come un libro”. Immaginando di seguire il percorso di Sabella come in un romanzo, l’ultimo capitolo su cui ci eravamo soffermati riguardava la presentazione in anteprima assoluta dell’opera Euphoria presso la Galleria Metroquadro di Rivoli, di cui si è scritto in questa sede nel n. 150 (dicembre 2010-gennaio 2011). Da allora molti avvenimenti importanti hanno fornito materiale per i capitoli successivi e vogliamo raccontarveli in modo da poter proseguire nella lettura del romanzo “Sabella”.
Sabella ha recentemente presentato tre nuove serie, che si configurano come la naturale prosecuzione della riflessione sulla condizione psicologica di “esilio mentale” che aveva trovato il suo apice nella serie In exile, al momento l’opera di Sabella più celebre e pubblicata. La serie Euphoria, composta da tre lavori differenti, rappresenta un momento di gioiosa e vitale maturazione nel percorso personale dell’artista, scaturita dall’incontro con la bellezza del mondo e dal sentimento sublime dell’euforia. Se nella serie In exile lo stato d’animo dell’esilio si configurava attraverso frammenti spigolosi e taglienti in una labirintica e artificiosa costruzione senza via d’uscita, la guarigione da questa condizione trova forma nell’uso di immagini di radici e rami che fluttuano liberamente sulla superficie, creando antropomorfiche figure danzanti e vortici rotondi, morbidi, privi dell’angolosità e della durezza della serie precedente.
L’artista è riuscito a sbloccare la propria condizione psicologica anche da un punto di vista estetico, slittando lentamente verso una libertà compositiva ed espressiva che gli permette di sperimentare nuove forme e nuove strutture, più dinamiche, fluide, organiche. Anche i soggetti delle fotografie che compongono l’opera testimoniano di una nuova fase nella ricerca dell’artista: dalle finestre chiuse su interminabili facciate di anonimi edifici londinesi di In exile, a rami e radici di alberi, elementi vivi e naturali, punteggiati da foglie lucenti, simbolo di una tensione che si radica tenacemente nel nutrimento della terra, origine e punto di partenza, ma aspira inesorabilmente alla libertà e l’immensità del cielo.
Ancora alberi sono il soggetto della serie In transition, che, come il titolo lascia intendere, propone una riflessione sul costante processo che caratterizza la crescita e la maturazione dell’individuo e dell’artista. Immagini di alberi scattate in movimento creano la sensazione di una vorticosa ricerca a 360 gradi, come se l’attenzione dell’artista in questa fase non potesse soffermarsi su un singolo dettaglio per molto tempo e dovesse, al contrario, muoversi, ruotare, vibrare in una tensione dinamica e continua. Le fotografie scattate con questa tecnica in movimento acquisiscono una qualità quasi pittorica, configurandosi come immagini transitorie ma esteticamente affascinanti e accattivanti. L’effetto mosso conferisce alla superficie il tocco della pennellata, le qualità cromatiche dello sfumato, la delicatezza dell’acquerello. Questa serie, meno articolata e visivamente meno complessa delle precedenti, risulta essere fondamentale per la comprensione del processo in cui Sabella si trova costantemente immerso. L’analisi continua dei propri limiti e il tentativo di superamento degli stessi, il lavoro su sé stesso per trovare equilibrio e maturità, la ricerca di nuove vie d’uscita dallo stato d’animo claustrofobico e angosciante dei capitoli precedenti sono gli elementi che caratterizzano questa fase

 

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